LA CONCORDIA E GENOVA

La triste sfilata della Concordia, con l’altrettanto triste sequela di riti e quasi celebrazioni che l’hanno accompagnata, fa sorgere alcune questioni. Lasciamo perdere il prurito macabro dei guardoni che si emozionano a veder passare una bara galleggiante. Contenti loro … poverini! Lasciamo perdere certi trionfalismi decisamente fuori luogo di alti (?) personaggi italici che glorificano un’opera di recupero (gestita da professionisti stranieri) come un grande successo per il bel paese, e dimenticano che un italicissimo fanfarone, degno rappresentante del bel paese in questione, è forse colui che ha causato il disastro. Se per disgrazia, stupidità, incompetenza o dolo sarà la magistratura a dirlo. Ma intanto le vittime sono sottoterra, le famiglie sono dove sono, e il fanfarone in questione si rilassa in spiaggia, fa lezione all’università e gioca a fare il VIP. Lasciamo perdere, si diceva. Ciò che salta all’occhio è come Genova, la ex-Superba e decisamente ex – molto ex! – regina dei mari, ha accolto tutta la vicenda. Dai toni quasi trionfalistici che si sono sentiti per il fatto di avere il dubbio onore di smantellare una vergogna dei mari sembrerebbe quasi che Genova sia tornata grande. Sembrerebbe quasi che abbia ripreso il suo spirito imprenditoriale, la sua forza propulsiva, la sua caparbietà e dignità. Sembrerebbe quasi che sia cominciato un nuovo e radioso futuro, degno seguito dei fasti di un passato dai più dimenticato e da molti negletto. Sembrerebbe. Ma, come si sa, l’apparenza inganna. La vicenda Concordia è un funerale, in tutti i sensi, e per tutti. E il fatto che si svolga a Genova è decisamente indicativo della cultura, dello spirito e del clima di una città che più che funerali non sa fare. “Si è chiusa una pagina” ha detto, senza un minimo di vergogna, un alto papavero di Costa Crociere. Perchè non lo dice ai parenti delle vittime? Perchè ai parenti delle vittime non provano a pensare per un attimo tutti i tragicomici guardoni che pensano di assistere a una festa, e sono invece solo parziali testimoni di una tragedia? Perchè le vittime e i parenti delle vittime spariscono nelle parole, nei sentimenti e nell’arroganza degli alti (?) personaggi italici che si pavoneggiano per un finto succcesso al puro scopo di far dimenticare un vero disastro? Genova, in tutto questo, fa tristemente da sfondo. Come un becchino a un funerale. Il suo.

IlSecoloXIX   –   20 Agosto 2014

 

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