EUROPA E CITTADINI

210514Domenica ci sono le elezioni. Chi vincerà? La cosa sicura è che non perderà nessuno, almeno in Italia. Come al solito.

In fin dei conti, non importa molto chi vince o chi perde, se l’Europa rimane quella che è. Se l’Europa rimane un’accozzaglia di stati del tutto eterogenei (e questo è probabilmente un bene) dominata da una “troika” (o comunque la si voglia chiamare) di stati che fanno il bello e il cattivo tempo sulle spalle e a spese di tutti gli altri (e questo è sicuramente un male).

Non credo che l’Europa di oggi sia quella che sognavano i “nonni” fondatori di ieri. Almeno spero che l’idea non fosse quella. Perché una cosa è certa: se alla sua nascita l’Europa unita poteva suscitare molte speranze, oggi, dopo essere nata e cresciuta, nonché precocemente invecchiata, l’Europa sa suscitare solo disillusioni e amarezze, in un coacervo di sprechi e fallimenti da fare invidia alla più pura e storica cultura italica. Le speranze di ieri erano quelle di un futuro migliore. La realtà di oggi è quella di un futuro nebbiosoe incerto, in una situazione economica, politica e culturale in continuo peggioramento.

Bilancio del tutto fallimentare, quindi, quello dell’Europa di oggi? Forse. Molte cose sono andate male, moltissime cose sono sbagliate. Una su tutte? Mettere paroloni ed espressioni che, per quanto importanti, sono ai più incomprensibili – come bilanci, parità, spread, pareggi, patti di stabilità – al di sopra delle persone. Mettere le esigenze delle banche e dei gruppi di potere al di sopra delle esigenze delle famiglie. Mettere al primo posto un futuro forse tecnicamente perfetto, ma in pratica del tutto teorico e nebuloso, per poter tranquillamente calpestare un presente per molti – troppi – tragico e senza speranza.

Le elezioni cambieranno qualcosa? No, se non saranno i cittadini a cambiare. Chi vincerà farà meglio di prima? No, se le regole – quelle scritte e, soprattutto, quelle non scritte – continueranno a privilegiare gli stati, le istituzioni, le associazioni, i partiti, i gruppi di potere, i gruppi di pressione, e chi più ne ha più ne metta, a scapito dei cittadini.

Ecco: i cittadini. I grandi assenti di queste deprimenti, noiose, fumose, trascurate e apparentemente trascurabili elezioni. Sarebbe bello avere un’Europa dei Popoli, anziché un’unione economica, o politica, o di qualsiasi altro genere. Sarebbe bello avere un’unione delle genti, dei cuori e delle menti, per un futuro migliore e più prospero assieme, piuttosto che l’attuale disunione delle regole e delle finanze. Sarebbe bello avere un’unione rispettosa delle varie e fantastiche differenze culturali di un continente vivo e storico, piuttosto che la disunione di una uniformità culturale ed economica di un continente morto e senza futuro.

Sarebbe bello, ma non sarà. E certo non saranno queste elezioni a cambiare la situazione. Chiunque le vinca.

Tutto fallimentare il bilancio storico e sociale dell’Europa, quindi? Forse non ancora, visto che solo fino a pochi decenni orsono i popoli che la compongono si scannavano senza pietà, e oggi siedono assieme in un Parlamento comune, per quanto svalutato. A patto che il passato non si limiti ad insegnare gli errori commessi, ma aiuti anche a non commetterli ancora. Un bilancio che potrebbe addirittura diventare positivo, se i popoli europei, veramente uniti al di là delle regole – di qualunque regola! – imparassero a rispettarsi ed apprezzarsi a vicenda, e ad essere uniti proprio da ciò che apparentemente li divide: la straordinaria ricchezza delle loro diversità culturali e storiche. Basterebbe quello.

Chi vincerà le prossime elezioni non avrà importanza. L’importante è che nel futuro vinca l’Europa. E questo non dipende da un mucchietto di schede elettorali. Dipende dai Popoli. Anzi, dai Cittadini.

IlSecoloXIX   –   21 Maggio 2014

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