Non so se avete visto il nuovo simbolo di Genova su qualche giornale o appeso in giro. La parola “Genova” scritta in lettere maiuscole spezzate e sotto, più in piccolo, lo slogan “More then this”. Il tutto in lettere bianche su sfondo rosso.
Un giudizio spassionato: esteticamente uno schifo, storicamente un insulto, culturalmente un’assurdità.
Vediamo le cose una per una.
Esteticamente. Beh, non c’è poi molto da dire. Basta guardarlo e le parole si fermano attonite mentre le parolacce fluiscono come un fiume in piena. È completamente sbagliato dire, come ha fatto qualcuno, che “non emoziona”: in fin dei conti, anche lo schifo è un’emozione.
Storicamente. Sarebbe forse utile ricordare ai “distratti” disegnatori la bandiera storica di Genova e della sua libera Repubblica : una croce rossa su sfondo bianco. Il nuovo simbolo, con grande coerenza storica, presenta degli oggetti bianchi su sfondo rosso. L’esatto contrario, che fa immediatamente pensare più alla Confederazione Elvetica che non a Genova, alla sua storia e alle sue tradizioni. Complimenti.
Culturalmente. Veniamo al dunque. Un simbolo serve per comunicare. Il “cosa” questo simbolo comunica lo abbiamo già visto: lo schifo. Poi abbiamo brevemente esaminato anche il “come” comunica : invertendo la tradizione e ignorando la storia, in una italica e generalizzata confusione che ben si addice al grande paese di cui Genova ha l’onore di far parte (e qui spero che l’ironia sia chiara… ). Chiediamoci adesso per un attimo “con chi ” il nuovo simbolo vuole comunicare. I destinatari sono di lingua inglese o di lingua italiana? Perchè, ovviamente, “Genova” è scritto in italiano mentre lo slogan è scritto in inglese. Quindi? Gli italiani, si sa, non parlano le lingue (nemmeno la loro) e perciò non capiscono lo slogan. Per gli anglofoni, che sicuramente capiscono lo slogan, la parola “Genova” non significa nulla e, per quanto ne sanno, potrebbe anche trattarsi di una marca di caffè.
Usare poi, anziché la brodaglia italo-esterofila, la semplice parola “Zena”, neanche a parlarne, ovviamente. In fin dei conti, si tratta di una parola appartenente a quel passato che, come abbiamo visto, viene – nella migliore delle ipotesi – ignorato (parola, quest’ultima, che ha una stretta parente: “ignoranti”).
“Zena” avrebbe suscitato curiosità. Avrebbe comunicato in maniera ottimale a tutto il mondo e a tutte le lingue il messaggio giusto.
“Zena”, magari in rosso su sfondo bianco, sarebbe stato un simbolo esteticamente bello, storicamente corretto, culturalmente significativo.
Tirando le somme: mi sembra che si possa tranquillamente affermare che l’operazione “nuovo simbolo” sia completamente azzeccata. Il nuovo simbolo, infatti, in natura, presenza ed essenza, rappresenta, anzi “simboleggia” molto bene una città esteticamente ex-bella, storicamente ex-importante, culturalmente “ex”, senza bisogno di ulteriori aggettivi.