RICORDO DI ROBIN WILLIAMS

Eclettico, come solo un grande attore sa essere. Simpatico, come solo un vero personaggio sa essere. Schivo, come solo una persona vera sa essere. Questo era Robin Williams. Ed era anche tante altre cose. Era tutti i personaggi che ha interpretato, e che hanno evidenziato qualcosa della sua anima multiforme e sfaccettata, capace di grandi audacie e provocazioni, e contemporaneamente prona a debolezze e depressioni. Robin non era solo Robin: era anche l’irriverente DJ di “Good Morning Vietnam”, era lo sfuggente ologramma di “A.I.”, era l’inconfondibile voce di Napoleon Cross in “Everyone’s Hero” o di Timekeeper nell’omonimo film, era l’umanissimo androide di “L’uomo bicentenario”, era l’acuto ed insieme ingenuo Tom Dobbs di “L’uomo dell’anno”, era lo sbarazzino Peter Pan di “Hook,” era l’inquietante psicopatico di “Insomnia”, era l’intuitivo e drammatico psicologo di “Good Will Hunting” – valsogli un meritatissimo premio Oscar – era il medico appassionato e spregiudicato di “Awakenings”, era il talentuoso improvvisatore che su qualsiasi palcoscenico sapeva sempre trovare la battuta giusta al momento giusto. Era questi e molti altri. Era tanti personaggi diversi uniti in un’unica persona dinamica e creativa. Ma la maggior parte di noi lo ricorderà soprattutto per due grandi personaggi che lo hanno contraddistinto e così ben rappresentato: Mork e il professor Keating. Il dolce, bizzarro e gentile alieno di “Mork e Mindy” che tante risate ha suscitato con le situazioni surreali di cui era protagonista, e l’anticonformista e popolare insegnante de “L’attimo fuggente”, che ha appassionato e fatto sognare intere generazioni di studenti e non, desiderosi di trovare una cattedra, nella scuola come nella vita, su cui potessero salire, in piedi e con una dignità dimenticata, insegnanti degni di ricevere il saluto riverente e ammirato di “O capitano! Mio capitano!”.

Robin era tante cose. Era l’uomo caduto vittima delle sue debolezze, con la dipendenza da cocaina, ed era l’uomo capace di innalzarsi al di sopra della sua grandezza e popolarità di attore con la fondazione ed il sostegno di varie iniziative benefiche in tutto il mondo.

Non sappiamo come sarà ricordato dai posteri Robin Williams. Non sappiamo se salirà nell’empireo dei grandi attori. Forse no, perché lui, nello “Star System” era molto “star” e poco “system”. Ma sicuramente sappiamo come lo ricorderà la nostra generazione: in piedi su una cattedra, a convincere il mondo che il talento esiste, e che è nostro dovere coltivarlo con entusiasmo, crescere con esso e per esso, far crescere negli altri la forza e l’amore per la vita, se necessario contro tutte le ipocrisie e le chiusure mentali della società perbenista. Così, lo ricorderemo: non più fra noi, ma immortale oltre i propri limiti, come l’uomo bicentenario.

Nano nano, mio Capitano!

Il Secolo XIX   –   13 Agosto 2014

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