Inizia (finalmente) il tanto sospirato “mundial”. E’ ormai alle porte il grande rito collettivo mondiale, che coinvolge miliardi di adoratori del “Dio Pallone” (e poi qualcuno ancora dice che esistono gli atei!).
Vediamo di fare qualche considerazione. Qualche anima candida ancora si ostina a definire il calcio uno sport. Lasciamo perdere le cifre da capogiro guadagnate (immeritatamente) da gente che sa fare una cosa sola nella vita, e neanche sempre bene: correre in mutande dietro ad un pallone. E lasciamo anche perdere, a fronte di tali cifre, le persone che invece non arrivano a fine mese, oppure non arrivano a domani, visto che si suicidano oggi. Non consideriamo neppure tutti coloro che, forse, qualcosa lo saprebbero pur fare, magari anche qualcosa di utile, ma che in un paese del quinto mondo come quello nel quale viviamo non contano nulla, perché l’unica cosa che conta è l’azzurro della maglia di gente che si sente appartenente ad una comunità solo quando si incolla con faccia ebete di fronte ad uno schermo per il prestigio della nazione. Una “nazione” infame per cui, per altro, parole come prestigio, dignità, diritti, e chi più ne ha più ne metta, non sono parole: sono parolacce.
Andiamo sul concreto e vediamo alcuni fatti relativi allo “sport” calcio e al fenomeno religioso che sa suscitare. Il “mundial” si svolge in un paese in cui le contraddizioni sociali e le disuguaglianze economiche sono spaventose e dalle conseguenze assolutamente tragiche. Eppure, alla faccia delle “favelas” e dei senza tetto, sono stati spesi più di tredici miliardi di euro per costruire le cattedrali al dio rotolante. Così le folle urlanti saranno contente. E chissenefrega di chi muore di fame! Ben 9 operai sono morti per costruire le cattedrali di cui sopra. Ma, di nuovo, chissenefrega: in fin dei conti, ogni religione pretende i suoi sacrifici. Lo stadio di San Paolo sarà circondato da batterie terra-aria per contrastare eventuali attacchi terroristici. E chissenefrega dello sport!
Se si giocasse in un paese come l’italia, non sarebbe certo meglio. In italia, infatti, aumentano continuamente le tasse, diminuiscono continuamente i servizi, muoiono continuamente posti di lavoro, spesso portandosi dietro le persone e le famiglie.
Ma, fra pochissimo, sarà la volta della nazionale, al “mundial”. E allora, ancora una volta, chissenefrega! Chissenefrega delle tasse, dei servizi, dei posti di lavoro, dei morti. Chissenefrega se il futuro non c’è, basta che sia azzurro. L’azzurro di un bel manto funebre steso (meritatamente) sull’ex bel paese (che forse “bel” lo è anche stato, ma “paese” no, mai).
La cosa importante è che siano notti magiche. I funerali, si sa, si fanno di giorno.